L’arrampicata a Bec de Mea in Val Grande, Valli di Lanzo con quattro vie: Gran Diedro di Sinistra, Stati di Diritto, Via dei Cunei e Via del Naso.
Risalendo la Val Grande si scorge, sin dall’abitato di Cantoira, una curiosa cuspide rocciosa che emerge dalle verdissime e grandi foreste che ammantano i fianchi della montagna; è il Bec di Mea, che però cela ancora la parete su cui corrono tutte le vie. Solo arrivati al piccolo paese di Bonzo la parete si svela, e dai giochi di ombre e luci risalta in tutta la sua evidenza il grande “Naso”.
Il Bec di Mea è sprofondato in un meraviglioso anfiteatro a cui fanno da sipario le severe e dirupate bastionate del fondovalle, solcate da ripidi canali nevosi e nel cui cuore sono incastonati tormentati e cupi ghiacciai. Questa solare e granitica parete certo non potè sfuggire, alla fine degli anni sessanta, a G.P. Motti, uno dei grandi profeti della scalata, che in compagnia di G.C. Grassi aprì la prima via nell’ormai lontano 1967.
La pietra della Mea è molto salda, ricca di belle fessura ma, soprattutto, di grandi placconate su cui abbondano i “ghiandoni” che rendono superabili in libera passaggi diversamente assai ostici. Una visita a questa struttura è quindi molto consigliata, vuoi per l’ambiente, vuoi per la bella scalata. E forse anche un po’ per rivisitare un luogo che, nel suo piccolo, è stato un importante tassello nella storia dell’alpinismo piemontese.
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Le Valli di Lanzo, comodamente e facilmente raggiungibili da Torino, sono state oggetto, specialmente nel secolo e nei decenni passati, di grande attenzione da parte degli alpinisti subalpini; le pareti, le creste e i vertiginosi pendii nevosi e glaciali hanno visto avvicendarsi intere generazioni di scalatori, alcuni di fama mondiale.
Delle tre Valli di Lanzo, la Val Grande è la più settentrionale e la sua natura rocciosa è molto simile, se non addirittura in molti casi uguale, alla vicina Val dell’Orco, piuttosto che alle sue sorelle più meridionali caratterizzate dal predominio delle Pietre Verdi (serpentini e prasiniti).
In Val Grande, infatti, predomina lo gneiss-granitoide, pietra ricca di fessure e belle placche a ghiandoni e le pareti, ad eccezione di quelle in alta quota nel bacino della Gura, sono generalmente tutte di roccia sana e ben articolata.
Le principali strutture rocciose della Val Grande sono il Bec di Mea, il Bec di Rociruta e il lungo e selvaggio vallone di Sea, in cui si innalzano maestosi lo specchio di Iside, il Trono di Osiride, la Torre di Gandalf e una miriade di pareti minori sulle quali sono state tracciate, in gran parte dall’infaticabile Grassi, circa 200 vie, molte delle quali sono delle vere avventure verticali.
Da ricordare ancora gli storici torrioni del Biollè, la Rocca di Lities, la Torre Marina, la Bastionata Grigia, la parete dell’Elefante e, in alta quota, le pareti del Bacino Gura Martellot e la classica Nord della Ciamarella.
Oggigiorno queste valli sono un po’ dimenticate, schiacciate dalla concorrenza di massicci più famosi, ma conservano intatto tutto il loro fascino composto di valloni cupi e misteriosi e di dolci boschi.
Punti di appoggio
“Pizzeria degli Amici” a Cantoira (specialità pizza)
“Da Cesarin” Trattoria sita a Breno (cucina montanara); è presente uno storico quaderno delle vie di arrampicata
“A Ca’ di Martu” trattoria sita a Groscavallo (cucina montanara)
Infineè da segnalarelo storico albergo “Savoia” sito in Forno Alpi Graie, al fondo della vallata. Atmosfera ottocentesca e quaderno recente delle vie di Sea e di settori vicinori.
A Cantoira è presente un campeggio.
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